Riceviamo e pubblichiamo
La folle idea di sottrarre oltre 200 ettari di terreno agricolo alle vocazioni naturali di una comunità territoriale rappresenta principalmente una sottrazione di futuro. Nelle nostre Terre sono in corso interessanti e diffusi processi di un’agricoltura che coniuga tipicità, storia, sostenibilità e tradizione. E questi processi sono in particolare il frutto della intraprendenza e della passione di tanti giovani che credono e lavorano a un nuovo modello di sviluppo.
Destinare più di 200 ettari di terreno agricolo al fotovoltaico annulla il valore naturale del singolo luogo, ne mortifica la bellezza e lo sottrae a quella secolare e naturale vocazione sulla quale si fondano le tante nuove aziende agricole giovanili che stanno crescendo in qualità e quantità. Il progetto del fotovoltaico sottrae la Terra a queste esperienze in maniera definitiva e compromette inesorabilmente percorsi virtuosi di agricoltura consapevole capace di coniugare tipicità, bellezza e cultura.
Togliere queste enormi porzioni di Terra e destinarla a impianti fotovoltaici preoccupa tutti coloro che riconoscono all’agricoltura una importante valenza economica e preoccupa chi investe sulle produzioni agricole di qualità. Preoccupa le Comunità che intravedono realisticamente nell’agricoltura un futuro per i propri figli. A fronte di tutto ciò, le istituzioni hanno il dovere di tutelare e restituire alle future generazioni il suolo dove poter coltivare e prosperare.
Bengasi Battisti
Coordinatore provinciale Per i Beni Comuni